Antico è il rapporto delle castagne con la letteratura:
“nessuna città può gareggiare con Napoli nell’arrostire le castagne”
Marziale (40 a.C.)
In un invito a cena:”Se di cenare in casa malinconico ti stringe il cuore, vieni da me a soffrire la fame…….. e per finire come leccornie finali ti serviremo dell’uva passita e, dalla dotta Napoli partorite, castagne a lento fuoco abbrustolite”
Marziale (40 a.C.)
“avresti potuto riposare qui questa notte su un verde giaciglio: abbiamo frutta matura, buone castagne e abbondante formaggio….. e già i camignoli delle case fumano di lontano e più grandi scendono le ombre dagli alti monti
Virgilio Eglogae I
“et ella entrò col mosto e con le castagne calde si rappattumò con lui e più volte fece gozzoviglia”
Boccaccio Decamerone p.244
Senofonte, (430 -355 a.C.) definiva il castagno come l’albero del pane
Herman Hesse inizia la sua celebre opera Narciso e Boccadoro descrivendo il castagno posto dinanzi il convento di Mariabronn, “un solitario figlio del Sud“, un insolito albero per l’Europa Centrale, dove è ambientata la storia. Poco più avanti nella descrizione gli assegna l’attributo di esotico, a ribadire che tale pianta proviene da altre latitudini, altre regioni ma non troppo distanti, poiché il castagno è diffuso nell’Europa mediterranea e si spinge a Nord fino alle Alpi. E’ sicuramente tra le piante che caratterizzano in modo più marcato il paesaggio ed entrano nella cultura delle regioni che circondano il Mare nostrum, insieme all’olivo e alla vite. Ma al contrario di queste due, valorizzate e in forte espansione, la coltivazione e l’importanza del castagno è andata progressivamente decadendo negli ultimi decenni. Tuttavia in molte aree è ancora oggi importante per l’economia delle popolazioni montane e negli ultimi anni sta tornando a riscuotere interesse. Si parla sovente del castagno come “albero del pane” intorno al quale si sviluppò una vera e propria “civiltà del castagno”. Numerosissimi in Italia sono i toponimi che lo ricordano (Castagneto Po, presso Torino; Castagneto Carducci, in Toscana) e molte le leggende che lo vedono protagonista. La sua collocazione in un orizzonte ben determinato dal punto di vista climatico permette di definire tale orizzonte “Castanetum“, sovrapposto al “Lauretum” del termofilo Alloro (Laurus nobilis) e sottostante il “Fagetum” delle foreste montane di Faggio (Fagus sylvatica).
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